L'appello di un malato per non far chiudere La clinica Santa Rita
Nell’ambito della lotta per scongiurare la chiusura della clinica Santa Rita di Cirò Marina, per la quale gli infermieri, i medici e, non ultimi, i pazienti hanno avviato tutte le forme civili di protesta, si inserisce la “storia di un malato oncologico che vive in Calabria” così come Antonio Scigliano di Crucoli Torretta definisce il percorso pieno di ostacoli iniziato cinque anni fa quando gli venne diagnosticato un cancro proprio nella struttura sanitaria che è la più vicina al comune di residenza essendo distante soli tredici chilometri. Purtroppo la casa di cura sta per chiudere nonostante il vasto bacino di utenza servito finora. “Operato presso Villa Claudia a Roma, - racconta Scigliano - sono stato poi sottoposto a trattamento chemioterapico presso la casa di cura Santa Rita per ben due anni al termine dei quali mi è stato diagnosticato un cancro al polmone destro che mi ha portato al S. Orsola di Bologna dove rioperato ho rifatto la chemio questa volta presso l’ospedale civile di Crotone che posso definire un vero lager”. Per Scigliano la storia fatta di dolore e sofferenza continua per una recidiva al polmone ed una terza operazione, per un’infezione ai punti di sutura che “previa raccomandazione”, come afferma, gli ha fatto ottenere un posto letto presso il polo oncologico di Germaneto dove viene ancora una volta operato e dove gli viene installata una pompa antalgica che lo obbliga a ritornare a Catanzaro ogni mese e per più volte. “Vivo con una pensione di 800 euro al mese, sono invalido civile al 100% e percepisco gli assegni per l’accompagnamento - precisa Scigliano - ma, nelle mie condizioni recarsi a Catanzaro percorrendo la strada statale “106” è ancora più stancante, difficile e rischioso. Inoltre ho una fistola pleurica per la quale, per la pulizia della stessa, sono costretto, ogni giorno, anche per due volte, a recarmi presso la Clinica di Cirò Marina. Nelle mie condizioni ce ne sono tanti malati che vivono in questa sciagurata regione e per chi abita nei comuni alle periferie estreme della provincia di Crotone tutto si complica. Non nascondo che io e gli altri come me potremmo decidere di farla finita tutti insieme, forse per salvare almeno le generazioni future dall’inciviltà dei diritti negati”. Una conclusione amara, forse provocatoria, che però deve fare riflettere e portare chi è preposto a trovare soluzioni.