Crucoli – Non ci stanno i crucolesi a farsi scippare il primato della Sagra della Sardella, indetta negli anni settanta dalla Proloco e che, oggi giunta alla 40° edizione, si svolge con la collaborazione dell’associazione Tutti per Crucoli. A farli indignare è stato il servizio apparso sul giornale Framiglia Cristiana n. 32, nella rubrica di attualità L’Italia delle Sagre a firma di Guglielmo Nardocci, dal titolo Tra sapori forti ed emozioni antiche - La Sagra della Sardella (Cirò Marina, Crotone). A destare perplessità è stato in particolare l’intervento del presidente della Proloco di Cirò Marina, nonché presidente dell’Unpli della Calabria, Nicodemo Martino, che ben conosce le due realtà, quella crucolese e quella cirotana, tanto che qualche anno fa nel corso della trasmissione “Sereno Variabile” di Osvaldo Bevilacqua, ospite nella cornice suggestiva dei Mercati saraceni, mise in scena una gag sui due diversi modi di lavorare il bianchetto, che è poi ciò che fa la differenza, e ristabilì una sorta di pax distinguendo la sardella di Cirò Marina, quella che si mangia fresca al cucchiaio, da quella crucolese, conservata e da spalmare sul pane.  “Nulla da dire sulle bellezze paesaggistiche ed architettoniche, sugli elogi a chi fa conoscere il prodotto in diverse pietanze e ai produttori del famoso Cirò, re indiscusso del comprensorio, ma la sardella è da sempre considerata la regina di Crucoli” dice Carlo Anastasio, che si è fatto portavoce dell’opinione dilagante a seguito della comparsa del suddetto articolo, in vacanza nel paese natio e membro di una famiglia che da tempo produce il caviale crucolese secondo tradizione. “Crucoli è il paese della Sardella” così come si legge anche sui cartelli posti qualche anno fa all’ingresso del paese dall’ex assessore alla Cultura, Giuseppe Barberio, oggi presidente del consiglio comunale, che tanto ha fatto, insieme al vicesindaco Domenico Vulcano, per far riconoscere il marchio De.Co. elaborando il disciplinare di produzione che fissa le regole da seguire durante le fasi di lavorazione e conservazione del noto prodotto, in conformità alle norme vigenti in materia ed impegnandosi a salvare procedimenti antichi tramandati nei secoli e necessari alla realizzazione del prodotto tipico al quale non basta più solo la denominazione comunale. “E’ imperdonabile parlare di sardella senza citare Crucoli - conclude Anastasio - è anche attraverso i prodotti locali che passa il rilancio turistico del territorio, inoltre, così, non si valorizzano e garantiscono le diversità produttive caratterizzanti i diversi centri del crotonese e della Calabria in genere”.