San Valentino: l’amore ieri e oggi

In tutto il mondo occidentale il 14 febbraio si festeggia San Valentino protettore di chi si ama anche se poco conosciuta è la storia della sua vita e non tutti sanno che Valentino, prete vissuto sotto l'imperatore Claudio, trovò il martirio 1727 anni fa perché, nonostante i divieti, celebrava di nascosto i matrimoni fra cristiani. Prendendo spunto dalla festa degli innamorati, abbiamo voluto ricordare come si esprimeva il sentimento amoroso un tempo nelle nostre contrade, ricorrendo ad alcuni frammenti anonimi in dialetto. E’ risultata un’ovvia differenza tra il modo di esternare l'amore ieri rispetto a quello di oggi, ma il divario che si avverte tra il vecchio ed il nuovo può essere smorzato dall’invito ad evolversi guardando al futuro senza distruggere le proprie radici, usanze e tradizioni cogliendone gli aspetti più validi e salvando valori come la fedeltà che traspare da questi versi, riecheggianti il Dante de La Vita Nova, nei quali basta un semplice sguardo perché nasca l'amore:

'Nu jurnu eru guagnunu ca jocavu

Un giorno da ragazzo mentre

davanti mi passai la tua figura

giocavo ti vidi passare

Tu mi guardai ed io ti riguardai

ci guardammo

presi u coru miu e ti lu dunai.

e da allora il mio cuore è tuo.

Quando si è innamorati si tende ad idealizzare chi si ama e ad apprezzarne le qualità fino a decidere di immolarsi per l'altro:

Amaju na fimmina ccu 'ngegnu

Ho amato una donna intelligente

e ccu d'arte e mo' a viu

e capace ed ora la vedo

mmanu 'a ra morte.

in mano alla morte.

Parta suspiru miu !

Parti sospiro mio!

Parta ccu d'arte !

Parti spedito !

Va, sagghja 'n celu

Vai, sali in cielo

e parra ccu ra morte

e parla con la morte

dìcili 'un mi cangia chiri carte dille

dille di  cambiare il destino

ad iddra dulla a vita

a lei dalle la vita

e a mia a morte

e a me la morte.

Come in questo caso il sacrificio estremo per amore, oggetto di opere letterarie, teatrali e cinematografiche, è legato al particolare riferimento del mito di Orfeo ed Euridice che perpetra la lotta del sentimento contro il fato, il male, la morte.

 

Da sempre la luna, le stelle, il cielo, il mare e lo stesso Creatore sono cantati nelle poesie come complici, intercessori e confidenti dell'amante ...

Stiddra lucenta

Stella luminosa

e luna amata, cara

e luna amata, cara

 

 

ti pregu ccu pietà:

ti prego pietosamente:

'scoltami 'n'ura.

dammi ascolto.

Iu volennu tia cchju beddra fari

Volendoti fare più bella

'un cc'abbasta ppe' st'alma a ti finìri:

non basterebbe una vita:

ppe' carta 'u cielu

per carta il cielo

e ppe' gnoscu 'u maru,

e per inchiostro il mare,

ppe' pinna 'u sulu Diu

per penna solo Dio

ppe' cci scrivìri

capace di descriverti.

...che, nella quiete del paesaggio notturno, per analogia, sembra trovare certezze, finendo con ritenere che la prescelta è proprio l’anima gemella come in questa strofa rimembrante l’immagine di Venere nascente del sonetto foscoliano:

'E subba 'u maru

Dal mare

scumparì 'na stiddra,

apparve una stella

miraculu 'e Diu

miracolo di Dio

quantu era beddra.

come era bella.

'Un era ranna

Non era grande

e mancu picculiddra,

e nemmeno piccola

ch'era giusta ppe' mia

era proprio fatta per me

a giuvaneddra.

la giovinetta.



Un tempo, per conoscere una ragazza che piaceva, si mandava la cosiddetta 'mmasciata. Se la risposta era positiva si continuava a comunicare tramite amici (che recapitavano messaggi verbali o scritti) nella speranza di poter coronare al più presto il sogno di sposarsi, dato che gli incontri erano sporadici ed avvenivano quasi sempre in pubblico:

Lùcia de' l'occhj mia,

Luce dei miei occhi,

lùcia adorata

luce adorata

tu si 'u refrigeriu

Tu sei il refrigerio

de sta' vita.

della mia vita.

Ccu tia 'un si nni votunu

Le mie richieste non ritornano

'mmasciati,

indietro;

ccu l'occhj

i tuoi occhi mi hanno attratto

mi tirai la calamita.

come una calamita.

Oh, Dio, quannu sarà chira jurnata

Oh, Dio, quando verrà

ca tu ti godi st'alma ed iu 'a vita ?

il giorno che ci sposeremo ?

Le occasioni di incontro per gli innamorati, in passato, erano poche e spesso legate alle feste religiose, come quella del Corpus Domini:

Domani gioia mia si fa na festa

Domani gioia mia

chi va ppe' nterra 'u nostru Signuri,

è il Corpus Domini

si rapanu 'i porti

si spalancano porte

ed 'i finestri,

e finestre,

'i strati si cummogghjunu 'e juri

le strade si ricoprono di fiori.

Mo ti nni pregu a tia,

Ora ti prego di andare

vacci d'apressu

in processione

ca tu si beddra e ni porti l'onuri

che sei bella e casta.

La purezza e la castità erano doti indispensabili per le ragazze in cerca di marito come dimostra anche la disperazione di una madre:

Chi croscata e filejna

Che disgrazia e sventura

c'ha patutu a fighja mia!

per mia figlia !

Ha pirdutu a tuvaghiula

Ha perso il foulard

e mo 'un si spusa chjù

e non può più sposarsi

cu ru Signuru.

in grazia di Dio.

Un giovane ha sottratto il foulard ad una ragazza che, secondo l'usanza, è disonorata e deve acconsentire a sposarlo. Questo uso da tanto sorpassato può far sorridere, ma non bisogna dimenticare che le nostre zone hanno subìto le incursioni dei Turchi e gli influssi del vicino oriente dove le donne portano ancora abiti lunghissimi, il capo coperto ed il viso nascosto da un velo: chi osa sollevarlo viene punito severamente. Ultimamente le vendite in aumento dei romanzi rosa ed i produttori di film, sempre più attenti all'esigenza degli spettatori di dare maggiore spazio al cuore, dimostrano che il sentimento romantico, che sembrava assopito, è in forte ripresa.