Introduzione alla Poesia

di L. M. Smurra.

 

“ Scrivo versi senza etichettarli o definirli  secondo indirizzi letterari più o meno in voga..., essi sorgono da una ispirazione a sua volta emergente da trasporto poetico, dettato in segreto da palese motivazione identificabile con il grande amore per la mia terra e la mia gente del Sud ”.[1]

Queste parole, con le quali l’Autore presentava l’ultima sua raccolta poetica, esprimono il dichiarato intento di porsi “al di fuori di ogni conformismo letterario”.[2] La sua poesia, “riesce ad incarnare la verità nella concretezza della vita. Essa è dote innata che si manifesta come continua ricerca per penetrare nell’intimo”.[3]

Non si può tuttavia non notare che l’Autore, “alla facilità di tradurre in immagini poetiche, fatti e figure della vita quotidiana, unisce una indubbia esperienza culturale, che gli viene certamente dai trascorsi studi umanistici”.[4]

Leonardo perdonerà dunque se, nell’analisi delle sue opere, in alcuni casi si è ricorso ad autori e correnti che hanno segnato e continueranno a segnare la Letteratura italiana, influenzando più o meno evidentemente non solo gli autori contemporanei ma anche quelli delle generazioni successive.

“La curata raffinatezza stilistica, sorvegliata e sicura, dà particolarità e tono alla sua poetica che, incisiva e scavante, fa vibrare con cristallina emozione chi legge di lui”.[5]  Una poesia di emozioni ed impressioni, quella di Leonardo, in cui abbondano gli spunti autobiografici ma, soprattutto, poesia di meditazione: la perdita dei familiari lo porta a considerare la morte come un evento ineluttabile e porto di quiete a cui anela approdare, nella convinzione cristiana di ricongiungersi ai suoi cari.

La natura è partecipe degli stati d’animo del poeta ed appare in simbiosi con l’uomo; nella maggior parte dei casi, gli agenti atmosferici diventano benigni e concorrono a creare ambienti musicali in cui si alternano magistralmente suoni e pause.

L’amore per la sua terra, l’esaltazione delle piccole cose e dei sentimenti veri, che prevalgono nelle sue liriche, gli permettono di accettare la realtà del Sud con i suoi ritardi, primo passo fondamentale per proiettarsi verso un futuro fatto di progresso, che non abbia insito il rischio di rinnegare le proprie radici.

In questi tempi in cui più che mai forze disgregatrici attanagliano l’unità nazionale, sorge vibrante la sua voce poetica capace di “ispirare attività nell’interesse del bene comune”.[6]

L’ultimo suo libro, intitolato E noi passiamo, può essere considerato come il “testamento spirituale” dell’Autore in cui ricompaiono i motivi cari alla sua poesia accanto ad una maturata concezione della vita intesa come passaggio che, già dieci anni prima, gli faceva dire: “proprio nel sentirsi passare, sta l’ansia di tenere fermo nel pugno il passato e riviverlo in tutti i piacevoli e spiacevoli eventi”.[7]


 

[1]E noi passiamo, Cirò Marina (CZ), 1985.

[2]Vedi G. Falossi, Codice di poesia (Panorama e raccolta di poesie contemporanee), vol. II, ed. Il Quadrato, Milano, 1963, p.93.

[3]R. F. La Voce Pugliese, 29/07/’62.

[4]A. Fazio in Orizzonti Turistici, Settembre 1972.

[5]Vedi Poeti italiani contemporanei, Napoli 1983, p.76.

[6]G. Calì, Concorso E. Murolo.

[7]Da Filomeno Madera -educatore, scrittore, poeta- Ed. 2000, Napoli, 1976, p.39.