Crucoli – Giacinta Smurra E’ stata consegnata alla comunità la Chiesa di Sant’Elia dopo i lavori di restauro iniziati nel 2015, grazie a 40 mila euro finanziati dalla Curia arcivescovile di Crotone e dalla Banca Credito Cooperativo del crotonese. Alla cerimonia del taglio del nastro d’ingresso sono intervenuti il sindaco Domenico Vulcano, gli assessori Franco Cantelmo e Carmine Amantea, insieme al parroco di Crucoli, don Matteo Giacobbe, il vicario del Vescovo di Crotone, Padre Edoardo Caruso, per la Sovrintendenza alle Belle Arti e Paesaggio della Calabria, Pasquale Lopetrone, l’architetto Luigi Renzo che ha curato i rilievi, il presidente dell’Ordine degli architetti Antonio Amodeo, che ha offerto la propria consulenza all’ufficio tecnico comunale, diretto dall’architetto Pietro Panza, per la redazione del progetto. Il Parroco ha salutato i presenti e, ricordando che l’opera “deve essere vissuta da tutti”, ha invitato a “continuare a lavorare in sinergia ed uniti”. La sinergia tra gli enti è stata ribadita da Vulcano che ha ringraziando in particolar modo la Sovrintendenza per “l’attenzione ed i diversi interventi sul territorio”. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo ed il Palazzo comunale sono alcuni degli edifici restaurati ma rimangono da valorizzare e tutelare le mura del Castello. L’architetto Amodeo, attraverso le slide, ha ripercorso le fasi dei lavori di restauro e conservazione eseguiti dalla ditta Scavello, di Cotronei, mentre Lopetrone ha tenuto una breve e interessante lezione di architettura. Doveva trattarsi di “una chiesetta antica, per l’orientamento ad est-ovest, probabilmente risalente alla fine del XI o XII secolo, dotata di quattro altari e cappellette; un metro e mezzo più bassa rispetto all’attuale altezza. La chiesa è stata ricostruita ed ampliata dopo i terremoti che sconvolsero la Calabria nei vari secoli” fino a quando negli anni Cinquanta, con il nome di “Sala Don Bosco” è stata adibita a cinema e luogo di incontro e svago dei ragazzi dell’oratorio. Della chiesetta è stato rifatto il tetto di cui rimaneva poco e sono state poste delle travi e tavolate a vista in legno. All’interno sono visibili le arcate murarie. “La presenza di una cripta – ha concluso Lopetrone - avrebbe potuto far pensare ad un ossario ma si è parlato invece di “sepoltura del Domus” facendo prendere corpo all’idea che la chiesetta in precedenza fosse una cappella riservata. L’impegno di tutti è ora quello di reperire fondi per curare l’aspetto esterno e demolire un corpo esterno che ostruisce l’ingresso originario.